a cura di ROMINA CIUFFA >
Anche su SPECCHIO ECONOMICO, Aprile 2014
Chiuse per l’ennesima volta in un batterbaleno le iscrizioni al test del Celpe-Bras, unico in Italia, neanche fosse un concorso per posti di lavoro: e se anche l’Italia vincolasse l’eventualità dell’accesso all’eolica al click dei 50 Paesi più veloci? Considerando l’evoluzione tecnologica che vede il Brasile estremamente arretrato, quest’ultimo se l’aggiudicherebbe?
Avete presente la televisione a premi? CELPE-BRAS sembrerebbe il titolo di uno di quei programmi in cui anche solo partecipare è impossibile, e in cui il montepremi è sottoposto a dinamiche simili a quelle del “cambio del pacco” o del “gira la ruota”. Esattamente come quelle trasmissioni di Mike Bongiorno, Claudio Bonolis e compari: Rischiatutto, Scommettiamo che…?, Avanti un altro!, La ruota della fortuna o forse L’imbroglione. E sono di nuovo chiuse le “fantomatiche” iscrizioni all’esame ufficiale di portoghese-brasiliano.
Prologo: il certificato di conoscenza della lingua portoghese per stranieri (CELPE-BRAS, Certificado de Proficiência em Língua Portuguesa para Estrangeiros) è un attestato rilasciato dal Ministero dell’Educazione Brasiliano che certifica il livello di conoscenza della lingua portoghese. Il certificato prevede quattro livelli di conoscenza della lingua portoghese: intermedio, intermedio superiore, avanzato e avanzato superiore. Si tratta dell’unica certificazione brasiliana di competenza in portoghese come lingua straniera riconosciuta ufficialmente.
In Italia, l’esame per conseguire il titolo è effettuato presso il Centro Culturale Brasile-Italia (CCBI) dell’Ambasciata del Brasile a Roma (Piazza Navona 18), unica istituzione credenziata per l’esame.
La situazione è imbarazzante. Le prove d’esame sono fissate due volte l’anno, nel mese di aprile e nel mese di ottobre. Sono solo 50 gli ammessi a sostenere ciascun esame, ma nessuno riesce ad iscriversi perché, come un orologio, non appena aprono i termini per le nuove iscrizioni, in poco meno di una giornata tale numero si completa ed essi sono richiusi. Così (dal sito ufficiale http://roma.itamaraty.gov.br/it/celpe_bras.xml):
Anche in questa sessione, per l’ennesima volta nessuna “soffiata”, nessuno di coloro che attendevano con grande ansia, legata alla necessità di avere tale attestazione, è riuscito nell’impresa pluriennale di iscriversi all’esame Celpe-Bras; né tantomeno coloro che, pur non avendo necessità lavorative, intendono conseguire il diploma per altri insindacabili motivi; esclusi anche e soprattutto coloro non hanno una connessione internet o non sono pratici delle dinamiche dell’online. L’accesso non è proprio per tutti. Verosimilmente solo i pochi che partecipano alle attività del Centro, o che frequentano l’Ambasciata, o che hanno una connessione internet funzionante e molto tempo da perdere per fissare il sito Itamaraty hanno la possibilità di essere ammessi all’esame, gli unici in grado di conoscere in tempo reale il termine iniziale dell’apertura delle iscrizioni che coincide con la pubblicazione on-line del modulo; chi è esterno difficilmente riuscirà ad entrare in quella finestra di pochi minuti in cui il Brasile apre le porte virtuali della sua lingua. La frustrazione è massima.
E, in un momento in cui il verdeoro si è aperto, ciò è assolutamente inconcepibile. Considerato che il Celpe-Bras è, internazionalmente, l’unica certificazione “accettata in aziende e istituzioni di insegnamento come comprovante di competenza in lingua portoghese e, in Brasile, è richiesta dalle università per l’ingresso in corsi di laurea e in programmi di post-laurea” (cfr. http://roma.itamaraty.gov.br/it/celpe_bras.xml), questa sgradevole constatazione rende impossibile la vita di coloro che si dedicano alle attività connesse, e impiegano il proprio tempo, le risorse, le energie, affinché il Brasile (non altro Paese) evolva. Ricordando che – ancorché nominato, amato, invidiato, meta turistica d’eccezione, osservato etc. – si tratta ancora e pur sempre di un Paese in via di sviluppo, che sì, sta crescendo enormemente ma che sta tuttora provando gli effetti in loco di una povertà ingente – ne sono esempio lampante le rivolte conosciute con il nome di O gigante acordou -. Il Brasile è intento nella sua corsa verso le posizioni dei potenti, e per questo chiede aiuto alla globalizzazione: il BRICS comincia proprio e ancora con la sua iniziale e dà atto – come per Russia, India, Cina, Sudafrica – di una situazione economica in via di sviluppo, una grande popolazione, un immenso territorio, abbondanti risorse naturali strategiche, la forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale.
Solo pochi giorni fa, lo stesso Ambasciatore brasiliano in Italia Ricardo Neiva Tavares, oggi residente nella sede diplomatica di Piazza Navona, a Roma, invitava a portare in Brasile il know how made in Italy, l’operatività, i cervelli quando non anche le mani. In quella circostanza, in particolare, invocava i grandi economisti italiani riuniti (tutto il reportage e le parole dell’Ambasciatore nel nostro articolo “Bionergia: il Brasile invita l’Italia del green”, al link https://www.riomabrasil.com/bioenergia-lambasciatore-neiva-tavares-parla-allitalia-delleconomia/) a lavorare con il Brasile per incentivare i settore dell’eolica e del bio. Perché, se è vero che il Paese di Dilma è il principe dei biocarburanti, è anche vero che necessita delle competenze per mantenere tali importanti risorse ad un livello elevato, facendo fede all’impegno ambientalistico di non bruciare tutto nell’intento saporito di non dipendere più dai Paesi dai quali importa, da sempre, petrolio. L’invito dell’Ambasciatore è accolto, oggi e sempre, con profonda dedizione dagli italiani.
Quando non devozione: non si tratta di sola energia verde, si tratta anche e soprattutto di energia mentale. Sono in un numero spropositato gli italiani che si occupano di Brasile, non tutti con il “sogno” discreto di aprire un chiosco di Caipirinhas sull’isola. Anzi. Per dirne solo alcune (molte di più sono nelle pagine di Economia e Istituzioni di RIOMA e su Specchio Economico), non hanno un chiosco di pestati la Fiat (https://www.riomabrasil.com/la-fiat-e-unazienda-brasiliana-con-qualche-fabbrica-in-europa/), la Tim (https://www.riomabrasil.com/antitrust-brasiliano-telecom-italia-venda-tim-brasil-o-telefonica-esca-da-telecom-italia/), le nostre banche (https://www.riomabrasil.com/intesa-sanpaolo-torna-in-brasile-dopo-10-anni-con-i-suoi-sportelli/), più in generale, per una panoramica: https://www.riomabrasil.com/europa-e-brasile-la-cooperazione-industriale-va-potenziata-a-vantaggio-delle-imprese-di-entrambe-le-parti/. In soldoni: il mito dell’italiano con la cannuccia in bocca va sfatato.
Il nostro made in Italy ha una competenza molto elevata. Se i giornali mettono in risalto i disagi della politica, le gaffes, i colpi di Stato dell’Italia “permale”, questo non deve generare confusione. L’Italia è un popolo di colti, che ha dato al mondo più di quanto il mondo non dia all’Italia. Nessun italiano si accontenta di turismo sessuale, anche ove lo pratichi, né si sente pieno con un salgado e un matte sulla spiaggia: l’italiano vuole imparare, e si stufa della vacanzina. Senza parlare poi, dell’italiano che dedica le proprie energie (bio o non) alla crescita di un Paese, e poi non riesce a vedere riconosciuti i propri sforzi linguistici, in quanto impossibilitato a provare. Non è questo articolo (ma altri che verranno) la sede in cui evidenziare tutte le problematiche che gli italiani incontrano ogni qualvolta intendano investire in Brasile.
Epilogo: gli italiani non possono – se non in numero di 50 a semestre – acquisire l’utile (quando non indispensabile) certificazione linguistica del Celpe-Bras, salvo essere tra i primi 50 ad effettuare il “click” sul sito due volte l’anno. Se l’Italia vincolasse l’eventualità dell’accesso all’eolica al click dei 50 Paesi più veloci, considerando l’evoluzione tecnologica che vede il Brasile estremamente arretrato, quest’ultimo se l’aggiudicherebbe? Il montepremi è alto.
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Specchio Economico, Aprile 2014
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