di ROMINA CIUFFA. Intervista a Carlo Fuortes, AD Fondazione Musica per Roma. Dichiarazioni di Max de Tomassi (Radio Rai 1) e Caio Flávio de Noronha e Raimundo (segretario culturale dell’Ambasciata del Brasile in Italia)
Talmente atteso, così chiacchierato, ogni autobus giallorosso ne porta il logo verdeoro, eppur questo “Brasil!” dell’Auditorium di Roma (14-22 settembre) è già tanto criticato da chi sostiene che “non c’è il Samba”. Ci risiamo. In poche parole, non sarebbe rappresentativo. Dissentiamo: il Brasile è “anche” Samba, ma come è assente questo grande giano ne sono assenti anche altri, il Forrò uno a caso, onnipresente realtà brasiliana della cui assenza nessuno si è neppur accorto. Si torna al solito punto di partenza: lo sterotipo. Rioma lo ha chiesto direttamente a Carlo Fuortes, amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, che organizza “Brasil!”, in un’intervista.
Dott. Fuortes, perché il Samba è assente? “L’assenza del Samba è una richiesta del Governo brasiliano, da noi condivisa per non disperdere lo straordinario patrimonio brasiliano”. E aggiunge: “Anche negli altri casi in cui abbiamo presentato culture differenti – il Brasile non è la prima né l’ultima – superiamo gli sterotipi: è il caso del Tango, per il quale lavoriamo a stretto braccio con il Governo a Buenos Aires. Il Brasile è un’enorme continente che trova integrità in un’infinità di generi musicali”.
La programmazione è amplia (eccola: www.musicin.eu/?p=13849), i nomi noti Toquinho e Adriana Calcanhotto, Yamandù Costa solo per gli appassionati delle sette corde. Dott. Fuortes, si punta tutto sui grandi nomi? Quali sono le aspettative per gli altri? “L’Auditorium gode di un proprio pubblico, una delle cose più rilevanti ed importanti per un ente quale il nostro. Se il pubblico si fida, è tutto. Ed esso si fida delle nostre iniziative. Contiamo sulla diversificazione dell’offerta”.
E proprio a chi ha criticato l’assenza del Samba, si apre un ventaglio di nuove opportunità: la conoscenza del piano di André Mehmari, del violino di Luíz Fïlíp Coelho, del Nordest jungle di Zeca Baleiro, del violoncello di Jaques Morelembaum accompagnato dalla voce di Regina Paula Martens (Paula Morelembaum), l’elettronica del progetto MixHell, un’intera serata per bambini quella di Rosa Emilia (con le musiche di Vinicius de Moraes e Chico Buarque) in un team di 8 musicisti, le arti figurative di Regina Silveira, Odires Mlászho, Massimo Listri ed un’intera cinerassegna, ogni sera un fil in lingua originale sottotitolata. Ogni Festival fa le proprie scelte, e il nostro Auditorium è in linea con il leitmotiv del Governo brasiliano. Risolta così la vexata quaestio.
È settembre. Si può quasi dire che l’Auditorium inaugura la nuova stagione con il Brasile. “La rassegna, incluso il successivo “Flamenco!”, rientra tra i grandi appuntamenti inaugurali della nuova stagione dell’Auditorium, che è iniziata con lusinghieri risultati di pubblico (+17% di sbigliettamento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Brasil! rappresenta la realizzazione di un sogno da noi rincorso per molti anni, realizzato grazie all’impegno del Governo brasiliano e dell’Ambasciata in Italia, che hanno scelto il nostro palco per un investimento di grande portata: di questo siamo molto orgogliosi. Il Parco della Musica continua a rappresentare una finestra sul mondo, alla scoperta di novità, spettacoli, eventi culturali e artistici di altri Paesi; un criterio, in questo caso sposato in pieno dall’Ambasciata, che privilegia la presentazione di opere di artisti particolarmente interessanti e a volte poco noti in Italia, agli spettacoli prettamente commerciali o folkloristici».
Accanto a Carlo Fuortes, che rappresenta la Fondazione Musica per Roma (è ad essa, alla Camera di Commercio, alla Provincia di Roma e alla Regione Lazio che l’immobile dell’Auditorium Parco della Musica è concesso dal Comune di Roma in comodato d’uso), hanno presentato “Brasil!”, il 9 settembre, nella libreria dell’edificio di Renzo Piano, anche Max de Tomassi, conduttore storico della trasmissione “Brasil” su Radio Rai 1, e Caio Flávio de Noronha e Raimundo, segretario culturale dell’ambasciata del Brasile in Italia.
“Aprire con Toquinho – dichiara De Tomassi – vuol dire amare il Brasile in Italia, un grande collaboratore di Vinicius de Moraes. E la serata subito successiva (quella del 16), con il grande chitarrista “7 corde” Yamandu Costa costituirà un vero e proprio shock culturale: in sole 24 ore un passaggio di chitarre inestimabile. Ed inserire la classica subito dopo, tra violino e pianoforte, è come seguire il sogno del compianto Silvio Barbato (direttore d’orchestra e compositore carioca di origini italiane, scomparso il 1º giugno 2009 in un incidente aereo su un volo che da Rio lo portava a Parigi, ultima destinazione Kiev per tenere una conferenza sulla musica russa e brasiliana, ndr). È per far uscire lo stereotipo brasiliano dal Samba e dal pallone. Poi il Nord brasiliano, più vicino all’Equatore, quello di Zeca Bailero, direi caustico e provocatorio, spettacoli per bambini, DJset brasiliani e arte: è la tropicalizzazione (si distingua dal Tropicalismo)”.
Per Caio Flávio de Noronha e Raimundo, Segretario culturale dell’Ambasciata del Brasile in Italia, il Festival rappresenta il secondo più grande investimento per la promozione della cultura brasiliana all’estero, dopo la Cina. Riporta così la soddisfazione dell’Ambasciata che rappresenta relativalmente all’accoglimento nella propria programmazione, da parte dell’Auditorium romano, di tale manifestazione, “che mostra tutta la ricchezza e la varietà della cultura del nostra Paese, spesso associata solo al carnevale o al samba, ma che comprende anche grande letteratura, arte, cinema, gastronomia”.