di ROMINA CIUFFA >
Sento il dovere, e non il piacere, di scrivere a Rioma e a quelli che Marcus Acauan, direttore della Escola de Samba in Roma e Frosinone “Sambarato”, definisce “Sambarato attivi” (ma dovrei scrivere a questo punto anche ad altri, quali il pandeirista degli Choroma Massimiliano Natale che ha suonato, chiamato da Acauan, il surdo nell’esibizione Sambarato all’RSF-Roma In Samba, o al chitarrista di Choro Antonio Pilato e ad alcuni membri del Coro Aquarela, che ormai sono parte integrante del gruppo – anche su Facebook – più di alcuni Sambarato, almeno in quanto a scelte e linee di operato, non so dire se pagati dalla cassa comune Sambarato), per spiegare una serie di vicissitudini recenti, contestazioni, frizioni. Giacché sono a me pervenute troppe e giustificate richieste di chiarimenti, e non potendo provvedere a spiegare individualmente ai molti che le hanno inviate pena l’uso del mio tempo per sanare situazioni che per prima ignoro e il trovarmi a rispondere dell’operato di altri, inoltre preso atto dell’impossibilità di farvi fronte senza cadere in una rete di chiacchiericci a cui da sempre mi sottraggo a tolleranza zero, utilizzerò il canale di Rioma perché è importante che qui convoglino, come io pretendo che sia, tutti i fatti della “Dolcevita brasiliana” che qui fondo, anche quand’essa non sia poi tanto dolce.
Lo faccio per amor del vero e perché mai lascerò entrare nella mia crescita, nei miei valori, nell’importanza che dò alla condivisione e alla cultura, nel mio fare giornalismo da oltre 20 anni, e in Rioma soprattutto, che credo essere una risorsa per tutti e che per tutti va tutelata, le ritorsioni e le rivalità che si formano e si alimentano all’interno di gruppi (o assembramenti, spesso è meglio detto, per chi ne conosce la differenza nella nostra Costituzione) di persone che, piuttosto che dirigersi verso scopi comuni, utilizzano i tasti “rimuovi dalle amicizie” o “non mi piace più” per spiegarsi, propinando erronee informazioni – io contrariamente affidandomi al dialogo, alla verità, al perseguimento di scopi sociali e comuni, e sempre restando sinceramente aperta.
Premessa: avendo molto lavorato in totale spontaneità e mai richiesta, c’è da dire, perché nemmeno ringraziata, per la scuola Sambarato, scrivendo e raccontandola, pubblicando foto e servizi, promuovendo il gruppo in ogni sua forma, in ultimis nella comunicazione RSF-Roma in Samba di cui tra le altre cose, sono responsabile; avendo rilevato a più voci, affatto silenziose, delle incomprensioni (anche abnormi); dovendo far fede alla mia promessa di un giornalismo sincero e di un’organizzazione, quella dell’RSF2013, improntata sui valori dell’amicizia e della solidarietà; ciò premesso, onorerò il vero, perché lo devo.
Dovendo spiegare – mi è stato chiesto da troppi, e con fare di chi avesse già una verità differentemente acquisita – perché non è stato pubblicato un articolo su Rioma e Music In relativo al gruppo Sambarato, come è accaduto invece con altri dei gruppi aderenti propria sponte all’RSF-Roma In Samba, organizzato da Marco Mancini che, davanti allo stesso Acauan, mesi fa mi ha chiesto l’appoggio e il sostegno ad un progetto mosso da una grande passione e dall’interesse comune e molto sentito di convogliare quanti più amanti del samba percussionico nella nostra Capitale, senza dar luce ad alcun gruppo o Mestre particolare né considerandosi alcuna partecipazione a titolo oneroso ed altre, discrezionalmente, gratuito sulla base di criteri di casta, bensì privilegiando l’elemento dell’interesse individuale e dei gruppi a far parte di tale evento. Senza alcuna velleità di irrompere nel mercato del Samba e rubare spazi. Ho inviato il formulario integrante l’intervista, che qui allego, a Mancini, che lo ha inoltrato ai gruppi secondo una procedura standardizzata e non preferenziale; in esso era scritto, in premessa e a chiare lettere: “Le risposte devono essere complete, e di qualche riga ciascuna, dettagliate e esaustive, non essere costituite da un ‘no’, ‘ si’ et similia; è consigliabile rispondere a tutte abbondantemente. Diversamente non saremo in grado di pubblicare l’articolo relativo al vostro gruppo”. Hanno risposto tutti coloro che sono poi entrati a far parte dello “Speciale RSF-Roma In Samba” di Rioma.
Marcus Acauan, direttore di Sambarato, non ha dato alcun cenno di riscontro, né ha concesso un’intervista che avrebbe messo in luce il gruppo fra gli altri nei modi che lui avesse ritenuto più consoni, e lasciando l’organizzazione del RSF-Roma In Samba e l’ufficio stampa di Rioma Brasil ad attendere una risposta mai giunta, che comunque era richiesta entro un certo termine dall’apertura del Festival secondo una scaletta di lavoro cui Rioma ed ogni giornale si attengono. Ci è necessario specificare questo, poiché molti Sambarato si sono interrogati relativamente ad un “osteggiare” il gruppo da parte di Rioma, e attraverso questo articolo molti, eventualmente, trarranno conferma delle supposizioni fatte circolare in mala fede. Ma sic: ho scritto al direttore Sambarato in più occasioni nelle ultime settimane, anche domandando (a lui come mio Mestre) quale strumento fosse meglio che io utilizzassi, se Caixa o Repinique, nelle esibizioni che ci avrebbero visti partecipi anche oltre l’RSF2013-Roma In Samba, senza mai ricevere risposta, nella mia qualità di membro attivo e pagante del gruppo, già partecipe ad ogni data, anche alle più ostiche, recandomi senza rimborso in ogni lontana destinazione per suonare a mie spese in paesini e solo poter metter in pratica il mio apprendimento sulle tecniche della Caixa, com’è garantito dalla Batteria che, di contro, nella maggior parte di queste date riceve un cachet mai verificato e gode della partecipazione a titolo gratuito degli stessi allievi del corso.
Ciononostante, e malgrado molti altri fatti di natura personale che resteranno tali, un membro attivo Sambarato, e pagante con regolarità, nella fattispecie la scrivente, è stato rimosso d’ufficio dal gruppo, senza un avvertimento, una spiegazione, e senza confronto (per omissis di suo conto) con il Mestre rimuovente e con gli altri membri di quello che è, come dichiarato, un gruppo democratico dov’anche spese e guadagni andrebbero discussi tra tutti. Per rigor di cronaca allego anche un fatto più privato, dovendo dare conto dell’intera portata comportamentale: tale azione (in data 5 agosto 2013) è stata preceduta da altra (in data 29 luglio 2013), la rimozione a titolo personale “dagli amici” di Facebook lo scorso lunedì, esattamente il giorno dopo essermi recata con Marco Mancini e Rioma ospiti in una trasmissione per presentare in radio un Festival che, nonostante e forse grazie agli ostruzionismi, ha recato e recherà a tutti volenti o nolenti un gran giovamento, prima di tutto spirituale. Improvvisamente, senza alcuna spiegazione, per Acauan era terminata l’amicizia che ci ha legato, e che mi ha visto (oltre che nelle cause personali – omissis) battermi sempre per mostrare ai miei lettori e ai migliaia che mi seguono il lavoro di Sambarato, con foto e servizi; oltre che il lavoro dello stesso Acauan a prescindere dal “suo” Samba, nelle partecipazioni allo Choro, e più in genere ma “not least” accogliendolo sempre come ospite di riguardo nei miei Sarau.
Oltre a ciò, l’aver inserito la pubblicità di Sambarato in Music In – testata nazionale cartacea che io ho fondato e dirigo, edita dal Saint Louis, unica scuola di musica in Italia a rilasciare diplomi universitari, agenzia dei più grandi artisti presenti nel nostro territorio, etichetta discografica, riferimento internazionale per la musica di qualità in Italia, et altera – a titolo di omaggio al gruppo, per la stima allora riposta, senza chiedere né pretendere nulla se non l’apertura consequenziale delle strade per i Sambarato, il cui lavoro apprezzavo, attraverso canali promozionali altrimenti non permessi dalla crisi economica in atto: un mio omaggio, che resta tale e fatto col cuore e che non ha mai ricevuto riscontro, come anche ogni altro articolo, reportage, servizio, “post” fatto a favore del gruppo di Acauan.
Battermi a tal punto da aver spesso ricevuto, dalle altre scuole di samba, critiche (ineccepibili) per “favoritismi”, alle quali ho sempre dovuto far fronte. Ne convengo e mi correggo, e invito tutti gli altri gruppi di Samba in Italia a mettere in moto i propri uffici stampa e far inviare alla redazione di Rioma e di Music In (info@riomabrasil.com e redazione@musicin.eu) i comunicati e le notizie che li riguardano, nonché inviti ad eventi di particolare rilievo per gli stessi che meriterebbero, a loro avviso, un servizio preparato dai nostri fotografi e collaboratori.
Rebus sic stantibus, parlo non solo per me ma per i molti che in Italia cercano di apprendere la cultura brasiliana attraverso gli stessi brasiliani, fidandosi e mettendo la propria passione e i propri sforzi interamente nelle loro mani (la parola chiave è “fiducia”), dai quali mi giungono in continuazione mail, telefonate, richieste di aiuto alla ricerca di qualità: essendomi iscritta io stessa alla scuola per restare un’allieva e giammai per divenire un esempio per gli altri, ho ancora e ho sempre avuto bisogno e intenzione di imparare, così come a scuola si faceva Ginnastica artistica non per arrivare alle Olimpiadi indossando alcuna maglia, bensì per accrescere il proprio patrimonio interiore. Non per rivaleggiare. Venuti però, nell’ultimo anno, meno i presupposti del mio accrescimento: dimenticando l’insegnamento, Acauan ha favorito le date e gli impegni presi con altri, esterni al gruppo, serate di marchinhas e cantate, che poco hanno avuto a che fare con il Samba che ha a che fare con il nome della Scuola che ha fondato, e omettendo, per quanto mi riguarda, ogni slancio scolastico nei confronti, in particolare, del Repinique, di cui posso in prima persona parlare in quanto strumento a cui mi sono avvicinata quest’anno e per il quale, dopo mesi di frequentazione dei corsi della Scuola Sambarato, non ho mai ricevuto istruzione, tanto da restare sola troppe volte senza sapere che fare (non è sufficiente il ricorso a una stringa quale: “Fai il treno”, troppo comoda per un sambista qualunque) mentre il resto del gruppo suonava. In due anni, il corso del Mestre Acauan ha preparato due Samba, “Os Sertões” e “Aquarela”, tante marchinhas del Carnaval Pirata e ripetuto ritmi di vario tipo, senza mai dare freschi stimoli ma rifacendo il già fatto per giovare solo ai “nuovi”, secondo il mio modestissimo ma lecito parere da allieva e non da giornalista (rifuggo dalla complementarietà di un siffatto collegamento).
Avendo invitato Mestre Acauan a partecipare all’RSF-Roma In Samba di Marco Mancini e di Rioma, e avendo quello accettato di partecipare usando un palco che è stato, a tutti gli effetti ed esclusivamente, anfiteatro di una tre giorni di comunione, amicizia, scambi non solo tra realtà romane, ma europee quando non brasiliane; responsabile Rioma, come ufficio stampa e comunicazione del Festival, anche della presenza di Sambarato (e dei di lui ospiti non facenti parte formale della Batteria) sul TG a livelli che certo spettano ai grandi Mestres e show, nonché anfitriona di un momento di forte socialità “riomana”, romana e – ciò che unicamente conta per l’RSF e Rioma – umana; avendo anche personalmente invitato l’apprezzato gruppo dei Garbasamba ad essere ospiti sul nostro palco ed accettato la richiesta, a noi pervenuta, che a sostituire il pandeirista mancante fosse un esterno, Acauan appunto; non avendo personalmente suonato con la Batteria alla quale ho pagato per anni con denaro, energie fisiche, spirituali, frustrazioni, decisioni, spostamenti, tempo, lucro cessante sulle mie attività non solo lavorative ma anche di svago quando non di apprendimento
- per mancanza di invito e/o risposta da parte del Mestre che ho retribuito con puntualità e inequivocabilità nei miei due anni di Sambarato “iperattiva”;
- per necessità di affiancarmi senza pausa – come conviene al mio lavoro – ai giornalisti presenti per il servizio poi trasmesso;
- ignorata da Acauan anche a livello di convenevoli durante la sua presenza di molte ore tra palco e backstage, in un Festival di Rioma che lo ha invitato e accettato in duplice forma e che per entrambe mi ha visto impegnata;
mi trovo a dover ricordare le regole della più insormontabile educazione.
Questo lo scrivo a scanso di equivoci e perché Roma torni ad essere un Colosseo aperto, perché no ora che i Fori Imperiali sono stati pedonalizzati (guarda caso proprio a spese del nostro RSF-Roma In Samba, i cui show sono stati improvvisamente interrotti da un’ordine dell’amministrazione capitolina durante l’inaugurazione della nuova viabilità): accogliamo il Brasile a braccia aperte, ma ci aspettiamo che, da una parte, ci insegnino come fare, soprattutto quando paghiamo. Dall’altra che rispettino Roma, l’Italia, i nostri sforzi, i nostri soldi, noi.
Attendo ancora risposta ad ogni mia domanda, ed – ove non pervenga come per mesi non è pervenuta – è concesso il diritto di replica, su queste stesse pagine, o piuttosto, auspicatone l’uso.