Piaciuta la Cantina di Ousti, l’abbiamo fatta nostra. È un luogo diverso. Ma ve ne parlerò in seguito. Ciò che oggi mi preme promuovere è l’evento di sabato 23 marzo, per varie ragioni. La prima, è che inaugura una serie di incontri sabato sì-sabato no nella taverna di San Giovanni, luogo che ospita, seduti, circa 30 persone, e dà garanzia di intimità. In piedi, ancora meglio: sarà possibile entrare a far parte dell’esclusivo giro dell’africano Ousti Movidazoukbis, storico anfitrione di realtà jazz-africane-world ma, soprattutto, intimiste (per me parola chiave per “qualità”, oggi si fa così però: #intimista) su cui tornerò più avanti.
È grazie all’instancabile Dalia/Dalia/Serena Lupo (come la chiamate voi? Si scelga uno dei tre, lei dà libertà e risponde comunque), chitarrista e cantante amante del Brasile che, per il suo legame con il bassista/chitarrista Alexandre Silva (non il noto cuoco lusitano bensì) conosciuto in Italia, dove vive da che lasciò la sua Recife, ha fondato il Loversproject, collettivo di musicisti italiani e brasiliani fondò nel 2012 (allora anche insieme alla batteria di Mauro Salvatore, il pianoforte di Raphael Heudron, il sax Adriano Laureti, il clarinetto di Raffaele Magrone), all’attivo il cd “Vida” (2015). Oltre che in vari locali di Roma, esibizioni e concerti in altre città italiane e in Portogallo, incluso il Festival della Feira de Artesanato da Maia.
L’ospite di Lupo e Silva, sabato 23 marzo, è la brasiliana Mariangela Moraes, voce di spicco nell’attuale panorama verdeoro italiano, che presenterà, in affiancamento al Loversproject, il repertorio Bossanova, sì, trito e ritrito, ma qui è diverso: si tratta del fatto che stiamo ricreando un nuovo mondo, un mondo intimo e #intimistico in un locale dove potremo sentirci a casa, dove si mangia ciò che Ousti ordina per quella sera, e si beve senza pretese. Un locale che – lo dico per completezza – è free entry ed ha prezzi politici. Dove si incontrano i grandi della musica ad ascoltare i piccoli della musica. Mi ricorda New York. Mi ricorda Los Angeles. Mi ricorda casa mia. Ma non mi ricorda, affatto, Roma.
Non solo. C’è la cantautrice Sara Magdalena. Lo ammetto: non la conosco. L’ho ascoltata e la sua voce è timbrica e sensuale, non è noiosa, è un’autrice, è creativa e ha postumi tipo: “Il tuo amore sa di postumi/ Il copia e incolla dei post lucidi/Come la fortuna nei biscotti cinesi/Come il buco nella busta della spesa”. Partecipare è essere, e lei sarà. La conosceremo meglio insieme, e potrò recensirla. Al momento, mi fido di Ousti e a casa porteremo suoi postumi.
Poi c’è la tromba di Kaique Araujo, lui sì, lo conosco. Di Fortaleza. Bravo, ed anche un bravo ragazzo cui ho promesso e ancora non mantenuto una mano per interventi di beneficienza. E il percussionista Flavio Vargas: anche lui, ottimo carattere. Musicale e vivo.
Sarà una serata diversa, e sarà solo la prima. Per questo vi invito, sabato, a fare un salto. Uno solo. Poi potete sedere. (ROMINA CIUFFA)