di ROMINA CIUFFA >
Luíz Fïlíp (violino) & Nikolaus Resa (piano). In apertura Pablo Rossi (piano) – 17 settembre 2013, Auditorium di Roma.
Eccola, la Classica. Il Brasile entra “dalla finestra” per una volta, nell’Auditorium, contro tutti coloro che, anche solo inconsciamente, hanno storto i piedi riponendo le scarpette da Samba, e lasciato le birre in frigo. Un violinista? Accompagnato da un pianista… tedesco? E, come non bastasse, introdotto da un altro pianista? Tanto giovane? “Famosello” ma non troppo? È ciò che accaduto ieri sera, 17 settembre, a Roma: i ruoli sono stati ripristinati, le priorità idem. Il Brasile è sconfinato, ed è necessario tornare alla Classica, anzi, ricominciare dalla Classica, in un Teatro Studio che più intimamente raccoglie l’udito e le sensibilità degli ascoltatori, consapevoli che, chi fosse stato presente alla serata Pablo Rossi + Luíz Fïlíp & Nikolaus Resa, pur tenendo a bada il pé do samba avrebbe ottenuto molto di più: uno sforzo sensitivo, un appagamento culturale.
Silenziosamente questa rivoluzione.
Che, come ha dichiarato a RIOMA l’amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma (il link www.musicin.eu/?p=13928), parte dalla stessa Ambasciata brasiliana, la quale ha preferito utilizzare questo spazio con il punto esclamativo finale anche per un momento di raccoglimento. Intorno alla Classica, allo Choro, al cinema, alla letteratura di Clarice Lispector, alla gastronomia. Anche la MPB si fa rappresentare, ma non esiste solo Toquinho (che, peraltro, di Samba ne ha fatto); e non c’è solo la Calcanhotto. Ci sono giovani geni, o anche solo giovani molto pazienti (la pazienza è genialità di per sè almeno quanto lo è l’irrequietezza) e strumenti classici, per mostrarci un Brasile maturo, un Brasile che suona Schumann, Čajkovskij, Rachmaninov, non solo Tom Jobim, Djavan e Dominguinhos; e che si trasferisce anche in Germania, non sta fermo a guardare le Olimpiadi e attendere un Papa.
Avanti, innanzitutto, il brasiliano (sebbene in un nome tra lo spagnolo e l’italiano) Pablo Rossi, piccolo grande talento del pianoforte, vincitore del I Concorso Nazionale Nelson Freire di nuovi talenti brasiliani nel 2003, che compone con le sue stesse mani una storia musicale di grande spessore: nel suo primo cd, registrato a solo 11 anni, esegue con rara brillantezza e intelligenza, opere di Bartók, Schumann, Čajkovskij, Rachmaninov, Šostakovičb e Nepomuceno; nel 2008, per il suo secondo cd, “Pablo Rossi – Live at Steinway Hall”, registrato dal vivo a Londra sceglie Mozart, Villa-Lobos, Prokofiev e Chopin. Dal 2007 al 2012 studia con la grande Elisso Virsaladze al Conservatorio Cajkovskij di Mosca, ottiene la sua prima laurea, seguito da un Master. Ha suonato come solista con Orchestre grandi e da Camera, fra cui la Camerata del Cremlino e quella di Mosca, l’Orchestra Sinfonica di Kirov, la OSESP, OSB, OER, e le Orchestre Sinfoniche di Paraná, Santa Caterina, Ribeirao Preto, Sergipe e Salvador, Negli ultimi 5 anni ha dato più di 50 recital in Europa, Stati Uniti, Africa ed America Latina, per la maggior parte promossi dalla Fondazione inglese “The Keyboard Charitable Trust”. Vive ora a Berlino.
Da Berlino a Berlino, si passa per giungere al violino. Quello di Luíz Fïlíp, nome d’arte di Luíz Fïlíp Coelho, che inizia la propria formazione musicale all’età di 4 anni alla Escola Fukuda a San Paolo. Da adolescente ha vinto premi in diversi concorsi nazionali; poi ha continuato i suoi studi in Germania. Dal 2005 ha studiato con il violino di spalla della Filarmonica di Berlino, l’israeliano Guy Braunstein, presso la Universität der Künste di Berlino, dove si è laureato nel 2008 con il massimo dei voti. Tra il 2007 e il 2009 è stato membro del Karajan-Accademia della Filarmonica di Berlino, dove ha avuto l’opportunità di suonare con alcuni dei più affermati direttori come Sir Simon Rattle, Claudio Abbado, Daniel Barenboim, Seiji Ozawa e Pierre Boulez. Ha ricevuto premi in numerosi concorsi internazionali, tra cui il Deutsche Stiftung Hamburg Musikleben. Si è esibito in tutto il mondo e dal 2012 fa parte della Berlin Philharmoniker.
Insieme a lui, un tedesco, le mani di Nikolaus Resa, musicista da camera dal successo internazionale, un tocco spontaneo ed energico ed un suono di eccezionale bellezza. Insegna presso l’Università delle Arti di Berlino e l’Orchestra dell’Accademia della Filarmonica di Berlino, ha vinto alcuni dei concorsi di maggior prestigio in Russia e Austria, ed è stato solista nella colonna sonora di Howard Shore per il film di Cronenberg “A Dangerous Method”.
I tre – connubio tra Germania e Brasile, tra Classica e Samba – disputano la partita dello stereotipo; arriverà André Mehmari, strumentista e poliedrico, a chiuderla il giorno dopo, stesso luogo, con un pianoforte che confonderà ancor di più le acque. Ma diamo a Cesare ciò che è di Cesare: a chi ripete che questo Festival è carente, portiamo questi esempi e invitiamo lorsignori a rendersi aperti agli altri generi o ad accettare che vi siano ascoltatori differenti. Che un violino possa cambiare le menti questo non è ancora stato provato, ma che la Classica entri dentro e cambi gli animi, li detonizzi, li calmi e renda stabili, e possa finanche giungere ai piedi – dove il Samba si deposita – attraverso l’eternità di un arco che consente che quelli stessi si riposino, è… un classico.
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