NOEMI NORI E ALFREDO PAIXÃO: ECCO A VOI ELIS “FURACÃO” REGINA

  • Rioma
  • 26/10/2016
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di ROMINA CIUFFAAccade questo in Italia: poca qualità musicale, soprattutto nel mondo filobrasiliano. Ma quando c’è è una qualità che non fa vittime. Noemi Nori è una di quelle, che vittime non fa. Autrice, interprete, nei vari generi. Una voce ed una sensibilità speciali, a 360 gradi. L’unico rammarico è che si trovi di base a Viterbo, e questo fa sì che la si veda poco sulla piazza. Le sue date sono rare, ma scelte. Abbiamo avuto la grande occasione di vederla il 12 marzo 2016 al Teatro Palladium di Roma con la formazione Brasil ’87 di Valerio Natoli, quella volta ci ha dedicato un repertorio di Vinicius De Moraes. Oggi peggio (meglio): siamo su Elis Regina, la maga, la dea, la santa, la diva. Che paura. Al Teatro Pocci di Tuscania il 29 ottobre, la Nori si affianca (“JUNTOS”, insieme) al bassista carioca Alfredo Paixão, bassista e cantante, il cui primo strumento fu il flauto, seguito dalla chitarra, e i suoi punti di riferimento erano niente poco di meno che Elis Regina, Cesar Camargo Mariano, Francis Hime, Dori Caymmi, Ivan Lins. Le radici di Paixão affondano nei ritmi tradizionali: suo zio è Moacir Santos, uno dei più grandi maestri della musica popolare brasiliana, che gli ha insegnato a leggere le note. Con Noemi questa volta giungono in Tuscania. Loro che hanno già all’attivo un album, “Al di là di me(Etichetta Alfamusic, distribuzione Egea), in cui, oltre al basso di Paixão, ci sono Alessandro Gwis al pianoforte e Israel Varela alla batteria. Sono brani inediti, e le musiche di tre di essi sono state composte su altrettante poesie della scrittrice brasiliana Vera Lucia Almeida.

Nori, in Brasile, ha cantato a Rio de Janeiro e al teatro del Crown Plaza Hotel di San Paolo, ospite nel concerto della cantante brasiliana Klebi Nori, sua omonima. Ha collaborato come cantante solista con il gruppo Stefano Rossini Batuque Percussion. Nel 2013 (in quartetto jazz) e nel 2014 (con Valerio Natoli alla chitarra) si è esibita al Festival dei Due Mondi a Spoleto, ad Umbria Jazz e potremo presto ascoltarla nelle varie formazioni in più sedi, ivi incluso la Chiesa del Gonfalone a Roma, che per lei ha aperto le porte alla musica brasiliana. Ha studiato canto jazz e canto lirico specializzandosi poi nel canto di musica brasiliana. Nel corso degli anni ha collaborato con Nicola Arigliano, Romano Mussolini, Franco Cerri, Massimo Aureli. Oggi sceglie la Regina, cardine della Música Popular Brasileira (MPB) sin dai primi anni Sessanta, che dominò la scena brasiliana fino alla fine degli anni Settanta (morendo nel 1982 a soli 36 anni) anche sotto dittatura militare). Il suo temperamento e la sua energia le valsero soprannomi di “Furacão” (uragano) e “Pimentinha” (peperoncino). Preferiva farsi chiamare Elis, perché Regina lo era di fatto. Un confronto, quello tra Noemi Nori ed Elis Regina, che ha del coraggioso.

Schermata 2016-10-26 a 18.17.09Come nasce la tua collaborazione con Alfredo Paixão? Ho conosciuto Alfredo grazie ad Israel Varela. Lui è stato infatti  il produttore artistico del mio disco, e ascoltando i miei brani e conoscendo la mia preferenza verso la musica brasiliana ha subito pensato di inserire nel trio che mi ha accompagnata Paixão. Per me è stato incredibile realizzare un primo disco con l’artista di cui, in tanti anni di avvicinamento alla musica brasiliana, avevo sempre sentito parlare. Riferirsi ad Alfredo unicamente come a un musicista di musica brasiliana è altamente riduttivo: è un grande professionista, e ciò è dimostrato dalle svariate collaborazioni che lo hanno visto protagonista nei generi piu vari. Quando ci siamo incontrati in studio, ho registrato come primo brano “Ponta de areia” (Milton Nascimento) con arrangiamento di sola voce e basso. È stata un’emozione incredibile, tanto che quando mi sono riascoltata mi sembrò di sentire una voce di bimba. Ma ho preferito lasciare così, a simboleggiare quello che è stato per me un momento di grande valore emotivo e naturalmente professionale.

Schermata 2016-10-26 a 18.08.39Quello che portate il 29 ottobre al Teatro Pocci di Tuscania sarà un repertorio su Elis Regina. Quali sono i brani che più ti hanno colpito e in che modo Ellis entra nella tua vita? Per me la musica brasiliana è Elis Regina (non me ne vogliano i cultori), artista eccezionale per il suo essere assolutamente moderna; ha collaborato con i principali compositori brasiliani, ai quali ha restituito il materiale musicale con una peculiarità e una originalità canora senza eguali. Estremamente eclettica, ha toccato ogni genere e ha dimostrato una grande generosità, facendo emergere compositori fino a quel momento sconosciuti. Ci ha lasciati a 36 anni, ma la sua vivacità e forza carismatica hanno fatto sopravvivere questa artista meravigliosa fino ad oggi, considerata da tutti la regina, appunto, incontrastata della musica brasiliana. I brani che mi hanno colpito sono molti, ma sicuramente uno dei primi è stato “Atras da porta”, al quale ha regalato un’interpretazione di una intensità impressionante. Quando mi sono avvicinata alla musica brasiliana, non c’era ancora nternet quindi non esistevano le possibilità di oggi. Fu un religioso brasiliano che mi fece conoscere Elis attraverso l’ascolto di audiocassette. Ricordo anche che ad un nostro successivo incontro espressi il desiderio di volerla vedere in concerto quando se ne sarebbe creata l’occasione: purtroppo era già tardi, se n’era già andata. Piansi molto.

Una prova di grande coraggio, quella di interpretare Elis. In che modo di stai preparando? Sì, grande coraggio! Ma anche grande entusiasmo: forse è proprio questa la molla che fa scattare l’idea di affrontare un progetto come questo, riuscire finalmente ad esaudire questo mio desiderio di sperimentare un repertorio appartenuto ad Elis Regina. Per me è pura terapia, una cura al mio cuore, e spero proprio di riuscire a trasmettere la gioia che il cantare mi dona, soprattutto con questo repertorio.

Schermata 2016-10-26 a 18.22.38Tuscania, provincia di Viterbo. Com’è la scena brasiliana nell’area? La provincia di Viterbo e Viterbo stessa non gode, come in altre realtà del resto, di ottima salute. Da molto tempo vivo a Viterbo, ma è da poco che mi sto confrontando con colleghi di zona. Finalmente si è creata una collaborazione tra i vari musicisti, tra l’altro grandi professionisti,  proprio per cercare di risollevare la situazione in cui verte la città. Locali chiusi, ma soprattutto teatri nello specifico il Teatro Verdi, meraviglioso, alla stregua del Teatro di Orvieto, ormai chiuso da moltissimo tempo. È lì che sembra aspettare una rinascita, non avallare l’idea di occupare solo un suolo pubblico. Tutto questo fa rabbrividire, e la volontà di unire le forze è assolutamente la decisione inevitabile per contrastare ed evitare ulteriori tracolli nel mondo artistico e culturale di questa città. Ho una figlia e vivo con la speranza di farle conoscere l’Italia che fu, dove l’arte ha sempre occupato un posto “vitale” per tutti. Progetto ambizioso? Forse.. Pensiamo intanto al piccolo mondo di provincia.

Il tuo disco, Al di là di me”: ce ne parli più approfonditamente? Il disco è stato un momento molto importante. Finalmente cimentarmi con il mio bagaglio musicale, con i miei pensieri, le mie esperienze… Avevo molta paura di uscire allo scoperto per così dire, la maledetta paura di un giudizio pronto a negarti ogni possibilità… fino a quando l’incontro con Israel Varela ha cambiato questo mio modo di vedere le cose. Quindi ho cominciato a scrivere, ed è stata la cosa più bella  che potesse capitarmi. Ogni artista ha il diritto di rischiare di raccontarsi musicalmente e per questo ringrazio Israel: è stato, come dicevo, il produttore artistico e curatore degli arangiamenti, che, oltre ad aver scelto Alfredo Paixão, ha coinvolto un altro grande e sensibile musicista, il pianista Alessandro Gwis. All’interno del disco ci sono 9 tracce: tre composizioni completamente mie. “Tracce di me” è arrivato di getto musica e parole, una ballad dove racconto l’amore a volte sfuggevole; “Il poi” racconta del provare a sentirsi meno insicuri, del lasciarsi trasportare, volare, senza aspettare domani; “Gingi” è un brano che ho dedicato a mia figlia, dove attraverso un ritmo di bossanova racconto con leggerezza il carattere di questa mia meravigliosa creatura. Il titolo riporta a “Dindi“, brano di Tom Jobim che tra l’altro cito nella canzone, che appunto si pronuncia “gingi”, per caso l’assonanza: mia figlia si chiama infatti Ginevra, ma in casa la famiglia e fuori gli amici la chiamano spesso come il titolo del brano. Tre brani, “Sempre” “Musica” e “Para dentro” sono invece poesie della scrittrice brasiliana Vera Lucia de Oliveira, che ha espresso immediato entusiasmo nel voler partecipare a questo mio progetto. La ringrazio di cuore anche perché la musiche da me composte, a suo dire, hanno rispecchiato perfettamente quella che era l’intenzione e il carattere della composizioni poetiche. A tutto questo non potevano mancare dei classici dedicati al mondo latino: “Mundo raro”, brano messicano propostomi proprio da Israel Varela, “Rabo de nube” un brano cubano, e una perla brasiliana, “Ponta de areia” di Milton Nascimento, dove ho avuto il bellissimo incontro musicale con Alfredo. Una bellissima esperienza, coronata anche da un ambiente professionale, quello dell’etichetta discografica, Alfamusic di Roma, che ha reso il tutto straordinariamente familiare e rilassato.
Hai all’attivo collaborazioni con grandi musicisti, tanto nell’ambito brasiliano che nel jazz e nella popolare, da cui anche provieni. Chi sono? La mente dal carattere inquieto ha, forse, come unico risvolto positivo, quello di stare sempre in viaggio. Progetti futuri ce ne sono, per primo quello che mi ha ha dato la possibilità di esibirmi in tenera età, la mia partecipazione al gruppo Brasil ’87, che dal 1987 appunto, con lunghe pause, solo lo scorso marzo ci ha rivisto insieme negli spazi di tutto rispetto del Teatro Palladium di Roma, quindi a Capalbio e adesso, il 23 febbraio 2017, nella Chiesa del Gonfalone in Roma, tempio sacro della musica classica, che ha aperto le porte alla musica brasiliana per raccontare il grande contributo  che il genere ha saputo regalare nel mondo musicale. Attualmente collaboro con un trio di Terni: Fabio Picchiami al pianonel quale ognuno porta un diverso bagaglio musicale e la commistione è di grande stimolo. Altro progetto è la collaborazione con un violoncellista di Perugia, Andrea Rellini, con il quale mi sono esibita al Festival dei Due Mondi a Spoleto e ad Umbria Jazz, dove abbiamo presentato brani di Jobim, Chico Buarque ed altri grandi. Spero di poter proseguire in questo originale progetto voce e violoncello. Anche a Viterbo finalmente si sta aprendo una collaborazione con gran parte dei musicisti di zona. Spero di riuscire a seguire il progetto ambizioso proposto dal trombettista Angelo Olivieri. E poi chissà, nel mondo musicale si vive in divenire sempre.

Con quali musicisti ed interpreti, presenti sulla scena italiana, vorresti confrontarti? Mi sento in estrema difficoltà a citare nomi: credo che da ogni musicista si possa trarre tanto, quando soprattutto riesce a donare se stesso e mette al servizio la sua professionalità, la sua esperienza. Naturalmente con artisti che condividono e apprezzano il linguaggio che utilizzo.
Quali sono le influenze che predominano sulla tua musicalità brasiliana? Credo che da ogni genere musicale si possa trarre spunti interessanti. In me è nata la passione per la musica brasiliana, ma ho ascoltato di tutto e cerco sempre di imparare dalle cose che non conosco: per me il canto è ricerca, sempre. (Romina Ciuffa)

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