Accade questo in Italia: poca qualità musicale, soprattutto nel mondo filobrasiliano. Ma quando c’è è una qualità che non fa vittime. Noemi Nori è una di quelle, che vittime non fa. Autrice, interprete, nei vari generi. Una voce ed una sensibilità speciali, a 360 gradi. L’unico rammarico è che si trovi di base a Viterbo, e questo fa sì che la si veda poco sulla piazza. Le sue date sono rare, ma scelte. Abbiamo avuto la grande occasione di vederla il 12 marzo 2016 al Teatro Palladium di Roma con la formazione Brasil ’87 di Valerio Natoli, quella volta ci ha dedicato un repertorio di Vinicius De Moraes. Oggi peggio (meglio): siamo su Elis Regina, la maga, la dea, la santa, la diva. Che paura. Al Teatro Pocci di Tuscania il 29 ottobre, la Nori si affianca (“JUNTOS”, insieme) al bassista carioca Alfredo Paixão, bassista e cantante, il cui primo strumento fu il flauto, seguito dalla chitarra, e i suoi punti di riferimento erano niente poco di meno che Elis Regina, Cesar Camargo Mariano, Francis Hime, Dori Caymmi, Ivan Lins. Le radici di Paixão affondano nei ritmi tradizionali: suo zio è Moacir Santos, uno dei più grandi maestri della musica popolare brasiliana, che gli ha insegnato a leggere le note. Con Noemi questa volta giungono in Tuscania. Loro che hanno già all’attivo un album, “Al di là di me” (Etichetta Alfamusic, distribuzione Egea), in cui, oltre al basso di Paixão, ci sono Alessandro Gwis al pianoforte e Israel Varela alla batteria. Sono brani inediti, e le musiche di tre di essi sono state composte su altrettante poesie della scrittrice brasiliana Vera Lucia Almeida.
Nori, in Brasile, ha cantato a Rio de Janeiro e al teatro del Crown Plaza Hotel di San Paolo, ospite nel concerto della cantante brasiliana Klebi Nori, sua omonima. Ha collaborato come cantante solista con il gruppo Stefano Rossini Batuque Percussion. Nel 2013 (in quartetto jazz) e nel 2014 (con Valerio Natoli alla chitarra) si è esibita al Festival dei Due Mondi a Spoleto, ad Umbria Jazz e potremo presto ascoltarla nelle varie formazioni in più sedi, ivi incluso la Chiesa del Gonfalone a Roma, che per lei ha aperto le porte alla musica brasiliana. Ha studiato canto jazz e canto lirico specializzandosi poi nel canto di musica brasiliana. Nel corso degli anni ha collaborato con Nicola Arigliano, Romano Mussolini, Franco Cerri, Massimo Aureli. Oggi sceglie la Regina, cardine della Música Popular Brasileira (MPB) sin dai primi anni Sessanta, che dominò la scena brasiliana fino alla fine degli anni Settanta (morendo nel 1982 a soli 36 anni) anche sotto dittatura militare). Il suo temperamento e la sua energia le valsero soprannomi di “Furacão” (uragano) e “Pimentinha” (peperoncino). Preferiva farsi chiamare Elis, perché Regina lo era di fatto. Un confronto, quello tra Noemi Nori ed Elis Regina, che ha del coraggioso.
Come nasce la tua collaborazione con Alfredo Paixão? Ho conosciuto Alfredo grazie ad Israel Varela. Lui è stato infatti il produttore artistico del mio disco, e ascoltando i miei brani e conoscendo la mia preferenza verso la musica brasiliana ha subito pensato di inserire nel trio che mi ha accompagnata Paixão. Per me è stato incredibile realizzare un primo disco con l’artista di cui, in tanti anni di avvicinamento alla musica brasiliana, avevo sempre sentito parlare. Riferirsi ad Alfredo unicamente come a un musicista di musica brasiliana è altamente riduttivo: è un grande professionista, e ciò è dimostrato dalle svariate collaborazioni che lo hanno visto protagonista nei generi piu vari. Quando ci siamo incontrati in studio, ho registrato come primo brano “Ponta de areia” (Milton Nascimento) con arrangiamento di sola voce e basso. È stata un’emozione incredibile, tanto che quando mi sono riascoltata mi sembrò di sentire una voce di bimba. Ma ho preferito lasciare così, a simboleggiare quello che è stato per me un momento di grande valore emotivo e naturalmente professionale.
Quello che portate il 29 ottobre al Teatro Pocci di Tuscania sarà un repertorio su Elis Regina. Quali sono i brani che più ti hanno colpito e in che modo Ellis entra nella tua vita? Per me la musica brasiliana è Elis Regina (non me ne vogliano i cultori), artista eccezionale per il suo essere assolutamente moderna; ha collaborato con i principali compositori brasiliani, ai quali ha restituito il materiale musicale con una peculiarità e una originalità canora senza eguali. Estremamente eclettica, ha toccato ogni genere e ha dimostrato una grande generosità, facendo emergere compositori fino a quel momento sconosciuti. Ci ha lasciati a 36 anni, ma la sua vivacità e forza carismatica hanno fatto sopravvivere questa artista meravigliosa fino ad oggi, considerata da tutti la regina, appunto, incontrastata della musica brasiliana. I brani che mi hanno colpito sono molti, ma sicuramente uno dei primi è stato “Atras da porta”, al quale ha regalato un’interpretazione di una intensità impressionante. Quando mi sono avvicinata alla musica brasiliana, non c’era ancora nternet quindi non esistevano le possibilità di oggi. Fu un religioso brasiliano che mi fece conoscere Elis attraverso l’ascolto di audiocassette. Ricordo anche che ad un nostro successivo incontro espressi il desiderio di volerla vedere in concerto quando se ne sarebbe creata l’occasione: purtroppo era già tardi, se n’era già andata. Piansi molto.—
Tuscania, provincia di Viterbo. Com’è la scena brasiliana nell’area? La provincia di Viterbo e Viterbo stessa non gode, come in altre realtà del resto, di ottima salute. Da molto tempo vivo a Viterbo, ma è da poco che mi sto confrontando con colleghi di zona. Finalmente si è creata una collaborazione tra i vari musicisti, tra l’altro grandi professionisti, proprio per cercare di risollevare la situazione in cui verte la città. Locali chiusi, ma soprattutto teatri nello specifico il Teatro Verdi, meraviglioso, alla stregua del Teatro di Orvieto, ormai chiuso da moltissimo tempo. È lì che sembra aspettare una rinascita, non avallare l’idea di occupare solo un suolo pubblico. Tutto questo fa rabbrividire, e la volontà di unire le forze è assolutamente la decisione inevitabile per contrastare ed evitare ulteriori tracolli nel mondo artistico e culturale di questa città. Ho una figlia e vivo con la speranza di farle conoscere l’Italia che fu, dove l’arte ha sempre occupato un posto “vitale” per tutti. Progetto ambizioso? Forse.. Pensiamo intanto al piccolo mondo di provincia.—
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