LULA A ROMA: IN “COMUNE” CON MARINO…

  • Rioma
  • 07/06/2015

lula

di ROMINA CIUFFAIl presidente brasiliano più a sinistra di tutti. «Com­pa­gno», etimologicamente legato a «cum panis», con il pane (lo sottolinea anche Il Manifesto), ed è di tremenda attualità nei giorni dell’Expo 2015 sull’alimentazione mondiale. Il riferimento è alla fame nel mondo, e alla fame brasiliana: l’ex sin­da­ca­li­sta e 35esimo presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, a Roma, a cui il sindaco romano Ignazio Marino ha consegnato oggi, 7 giugno 2015, la Lupa Capitolina come «riconoscimento da parte della città di Roma per la sua esemplare battaglia volta a combattere povertà e fame in Brasile». Il predecessore di Dilma Rousseff, nella nostra Aula Giulio Cesare in Campidoglio, ha tenuto una Lectio magistralis dal titolo «Participar para mudar: empenho civil contra a pobreza e a desigualdade» (Partecipare per cambiare: impegno civile contro la povertà e la disuguaglianza); prima tappa questa, di un tour italiano che lo porterà a Milano, per partecipare ad una conferenza, ufficialmente invitato dall’Italia (nella fattispecie dal ministro all’Agricoltura Martina) all’Expo 2015.

lula_in_campidoglio_640_ori_crop_master__0x0_320x180In Comune con Marino, e in comune con Marino il nome di battesimo: Ignazio-Inácio. Mentre “Lula” è il suo soprannome dall’infanzia, ripetizione della consonante del suo nome Luiz, e in portoghese significa anche calamaro: nel 1982, per candidarsi (perdendo) come governatore dello Stato di San Paolo e farsi riconoscere dagli elettori, Lula ha cambiato anche ufficialmente il nome legale, aggiungendo il soprannome, con cui era conosciuto in tutto il Paese (secondo 5274-medium le leggi elettorali brasiliane, per candidarsi a cariche pubbliche si può solo usare il nome legale).

La fame. È di Lula (insieme al direttore generale FAO José Graziano da Silva, nella foto al centro) il programma Fame zero che ha aiutato circa 28 milioni di persone in povertà estrema. E per la prima volta, sottolinea oggi Lula, c’è una gene­ra­zione di bra­si­liani che cre­sce senza cono­scere la fame. Che non è un fatto natu­rale, ma sociale, risul­tato di uno squi­li­brio nella strut­tura eco­no­mica dei Paesi: vin­cerla è una que­stione di scelte poli­ti­che e di inve­sti­menti dello Stato. Occorre smet­terePresidential candidate Luiz Inácio Lula da Silva di pen­sare che i poveri siano mere sta­ti­sti­che da usare in cam­pa­gna elet­to­rale e poi can­cel­lare subito, e con­si­de­rarli esseri umani che hanno diritto al cibo quanto i milionari.

E la sete. Ha avuto un cancro alla gola e «(…) devo bere molta acqua. Quand’ero povero non avevo il tumore ma nean­che l’acqua, mentre oggi stiamo appoggiando un grande piano per for­nire di cisterne ad acqua pio­vana le zone più sec­che, e il Governo è riu­scito a por­tare l’elettricità a per­sone che, per man­canza di luce, non ave­vano mai potuto guar­dare il pro­prio figlio men­tre dormiva».

Non parla a casaccio (nemmeno il nome lo è) ma in totale cognizione di causa. “Calamaro” è di una famiglia povera e analfabeta a Caetés (allora ancora un distretto del comune di Garanhuns) nello Stato pernambucano. Data di nascita 6 ottobre 1945, ma utilizza la data che ricorda sua madre, il 27 ottobre: nelle aree rurali è comune la discrepanza tra data di registrazione presso l’anagrafe e data effettiva. Lula dovette lasciare la scuola dopo la quarta elementare e a 12 anni già lavorava come lustrascarpe e venditore di strada, mentre a 14 ebbe il primo lavoro regolare in una fabbrica di lavorazione del rame. Intanto proseguiva gli studi e conseguiva un diploma equivalente a quello della scuola superiore. È del 1956 il trasferimento a San Paolo: con i 7 fratelli e la madre dividevano una stanzetta nel retrobottega di un bar.

A 19 anni perse un dito in un incidente lavorando come operatore di una pressa in una fabbrica di componenti automobilistici, ed iniziò a interessarsi alle attività sindacali contro la dittatura brasiliana. Il 10 febbraio 1980, piena dittatura militare, fondò il Partido dos Trabalhadores (PT), ovvero Partito dei Lavoratori con professori universitari, dirigenti sindacali e intellettuali; si candidò nel 1982 come governatore dello Stato di San Paolo, perdendo; nel 1986 ottenne un seggio al Congresso brasiliano e con il PT partecipò alla redazione della nuova Costituzione, che però non firmò. Nel 1989 perse alla sua prima candidatura come presidente del Paese, per brogli elettorali (ad esempio, mancarono improvvisamente sezioni di voto in quartieri prevalentemente poveri, dove Lula era ampiamente favorito).

Presidente del Brasile federale dal 27 ottobre 2002 (eletto al ballottaggio con il 61% dei voti: 52,4 milioni di voti, il più alto numero di voti della giovane storia democratica del Brasile), effettivamente al potere dal 1º gennaio 2003 fino al 2006, quando viene rieletto, e al 2011, quando gli succede Dilma Rousseff, che lui sostiene direttamente, per due mandati. Il metalmeccanico – prima di estrema sinistra per reazione alla dittatura, poi al Governo con una moderna socialdemocrazia ma comunque il presidente più di sinistra dai tempi brasiliani di João Goular – succedeva a Fernando Henrique Cardoso, ex Ministro delle Finanze e responsabile per il piano real, che portò l’inflazione brasiliana sotto controllo, ma che comunque non lo appoggiò, sostenendo la candidatura di José Serra.

Nel suo ultimo giorno da presidente, il 31 dicembre del 2010, Lula si oppose all’estradizione di Cesare Battisti, intoccabile terrorista italiano lì riparato dopo essere stato condannato a due ergastoli per quattro omicidi commessi negli anni di piombo. Non è tutt’oro quello che luccica? Giorgia Meloni commenta subito (e senza grande torto): «Lula tiene in Campidoglio una lectio magistralis. Lula, lo stesso personaggio che da presidente del Brasile ha negato all’Italia l’estradizione di quell’assassino vigliacco di Cesare Battisti. Ecco Marino, solo per questo ti dovresti dimettere: perché Roma la offendi tutti i giorni, a prescindere dallo scandalo Mafia Capitale».

Schermata 06-2457181 alle 12.59.00

Schermata 06-2457181 alle 13.08.54Participar para mudar: empenho civil contra a pobreza e a desigualdade il tema della Lectio. Accanto all’onorevole Fabio Porta, presidente dell’Associazione d’amicizia Italia-Brasile (nella foto a sinistra), Lula spiega: «Nella democrazia contemporanea è indispensabile avvicinare il cittadino allo Stato, creando canali strumentali per chi l’accompagni. Quanto più attivo è il cittadino maggiore la forza della democrazia. La cosiddetta democrazia rappresentativa, lontana dal competere con il Governo ed il Parlmento, può contribuire molto», sottolinea Lula nella sua lezione.

«La partecipazione del cittadino e dei gruppi sociali contribuisce a indebolire l’indifferenza alla politica: tanto più dialoghiamo, e con tante più persone, minore sarà il rischio di sbagliare. Abbiamo praticato con successo la democrazia partecipativa nei governi locali a partire dal 1982, e dal 2003 con il Governo federale. tutte le decisioni importanti sono state prese nel dialogo con la popolazione locale o direttamente o per mezzo dei suoi gruppi rappresentativi, cambiando in meglio la vita di milioni di persone». E aggiunge: «Il palazzo della presidenza della Repubblica si è aperto completamente a tutta la popolazione brasiliana, favelados, indios, amazzonici, omosessuali e tutte le minoranze; l’intero edificio non è messo a disposizione solo per chiedere, ma anche per partecipare, e con convinzione. Per opinare, per la prima volta nella nostra storia, sul destino comune del Paese».

Quindi: «Abbiamo creato molti canali per la comunicazione con il sistema democratico partecipativo, e in 8 anni di Governo abbiamo realizzato 74 conferenze nazionali, più di 5 milioni di persone hanno partecipato a conferenze che hanno dibattuto di temi completamente diversi, dalla gioventù alla diversità, ai diritti delle donne e così via. Dilma Rousseff ha reso possibile tale democrazia partecipativa; con molte conquiste sui diritti fondamentali, questa politica ha prodotto anche risultati fenomenali nei diritti nuovi, uguaglianza etnica e di genere, le domande della gioventù e di persone disabili, il movimento negro, femminile, omosessuale etc. Il nostro Governo ha superato preconcetti enormi nelle nuove politiche affermative di popolazioni negre, indios, studentesche. Il Brasile è il Paese con la maggiore popolazione negra, eccetto la Nigeria».

Poi conclude: «Con­di­vi­dere il pane è il primo passo per costruire la pace. Muito obri­gado». E i rap­pre­sen­tanti di 197 Paesi, tra i quali 14 capi di stato e di governo e 130 mini­stri, si alzano in piedi e applau­dono. La lezione di un maestro. Certo è che il Brasile e l’Italia sono due cose molto distinte, oppure: esse si assomigliano anche nel male (corruzione?). E in Comune con Lula ci sono molti problemi.

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ULTIMA ORA

Il direttore generale della FAO José Graziano da Silva

Il direttore generale della FAO José Graziano da Silva, appena riconfermato

ULTIMA ORA. Riconfermato alla guida della FAO José Graziano da Silva, agronomo brasiliano e ideatore insieme a Lula del programma “Fame zero”, oggi ancora a fianco del “suo presidente” in questa Lectio Magistralis a Roma, dove Da Silva risiede per governare la Fao da Viale Aventino. Con il numero più alto di consensi (177 voti su 182) nella storia delle votazioni per le cariche sociali dell’organizzazione mondiale fondata nel 1945, è stato confermato ottavo direttore generale fino a luglio 2019.

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