ROMA FORRÓ FESTIVAL (FRANCESCA MAIOLINO): SE IL FORRÓ NON VA A ROMA, ROMA VA AL FORRÓ

  • Rioma
  • 25/09/2015

SPECIALE FORRÓ. 16-17-18 ottobre 2015: terza edizione del ROMA FORRÓ FESTIVAL. L’intervista a FRANCESCA MAIOLINO, patron del Festival e anfitriona del Forró romano (e non solo)10927180_806826619424942_4983500776874282533_o

di ROMINA CIUFFAEcco, e finalmente, la terza edizione del Roma Forró Festival, praticamente un onore per la capitale, che diviene (grazie a Francesca Maiolino, fotografa ed ex biologa) l’unica città italiana a presentare un evento di tale portata dedicato a un ballo – anzi no un genere musicale, anzi no una lingua (quella criola parlata a São Tomé), anzi no una cultura, anzi no uno stile di vita – che coniuga popolarismo e modernità, intride la notte di un romanticismo ormai desueto e mai più esistito nell’Italia post anni 80, riporta a una storia che parte dall’Inghiterra, passa per l’isola africana di São Tomé, giunge in Brasile e si impianta nel Nordeste. Inghilterra? Non priva di polemiche: voci del XX secolo raccontano come un gruppo di inglesi “settler”, trasferitisi in Pernambuco, gestiva una taverna che ospitava danze aperte a tutte le persone dell’area, senza distinzioni. “For all”, per l’appunto, da cui il nome “Forró” che i brasiliani finirono per ufficializzare. Non è l’unica spiegazione, e soprattutto quando si cita la storia del “for all” molti confutano, e in effetti sarebbe l’ennesimo scacco al Brasile da parte degli europei che, in questo modo, avrebbero messo il becco anche in uno dei conii più tradizionali e popolari della cultura verdeoro (interessante, in proposito, questo: http://jornaldehoje.com.br/for-all-forro-fobo-forrobodo/). Sarebbe comunque del 1937, precedente a tali insediamenti britannici, la pubblicazione dell’incisione “Forró na roça” di Manuel Queiroz e Xerém:

Alle mal consumate orecchie italiane il Forró (anche arrasta-pé, bate-chinela, fobó, forrobodó) è simile a un ballo del Sud, difficilmente comprensibile ed apprezzabile da chi non lo conosca (sembrerebbe una di quelle tipiche situazioni paesane da sagra, qualcosa di simile alla Polka), in cui è imprescindibile la base trio: fisarmonica (“sanfona”, specificamente sanfona de oito baixos), triangolo, e percussione (“zabumba”). Cui si aggiungono (ma solo dopo) tamburello (“pandeiro”) e altri strumenti tradizionali e moderni (chitarra, basso, percussioni, batteria etc.), amplificati con casse monumentali. È tipico, in Brasile, anche il ricorso ad un DJ in serate senza musica dal vivo, ed è suonato anche in discoteche, ed esiste un Forró eletrônico. Il Forró si dirama anche nei sottogeneri del baião, della quadrilha, dello xaxado (con influenze olandesi), dello xote (con influenze portoghesi) ed altri, tra i quali di particolare effetto è il Forró Acrobatico, mentre molto conosciuto è quello universitario, nato a San Paolo ma ereditato dallo Stato del Ceará e dalla città Itaúnas dello Stato dello Espírito Santo, ritmo che aggiunge contrabbasso e chitarra, si caratterizza per i tre passi base (“2 para lá 2 para cá”) tipici della Polka, e rivive nello stile tradizionale del pé-de-serra di Luiz Gonzaga e Jackson do Pandeiro.

Il genere, che diventa vera e propria cultura di massa e si infiltra nella pelle collettiva, impera nel Nordeste (Bahia, Pernambuco, Cearà etc.), dove si pratica ovunque e comunque, attendendosi impazientemente la Festa Junina del 24 giugno in onore a São João, che le dà il nome (non riconducibile necessariamente al mese di giugno, sebbene “giugnina” a tutti gli effetti) ma anche a Santo António (29 giugno) e  São Pedro (13 giugno), i cosiddetti “santos populares“. In questa festa, è antica la tradizione di celebrare con rito pagano il solstizio d’estate, nel quale la fogueira sta alla Junina come l’albero al Natale cristiano, costringendo istituzioni e pompieri a inviare, ogni anno, messaggi di allerta per evitare incendi pericolosi.

Se è il Nordeste a prediligere il Forró (Aracaju, Fortaleza, João Pessoa, Natal, Maceió, Recife, Teresina, Salvador), Rio de Janeiro ha un intero quartiere ad esso dedicato: la Feira de São Cristóvão, opzione carioca che include, accanto al ballo, anche cibi, mercatini, artigianato, folklore e tutto ciò che ne viene. Un intero centro, il Luiz Gonzaga de Tradições Nordestinas, sito nel Bairro de São Cristóvão, accoglie oltre trentamila persone al mese e descrive, nel modo carioca e in circa settecento “barracas”, la ricchezza tradizionale del Nordeste.

E a Roma il Forró giunge proprio con due carioca, Lara Balbi e Gustavo de Barros, di cui la storia agli approfondimenti in calce a questo articolo, con un’intervista a Lara Balbi. Loro, come molti altri, fanno parte di quella folta schiera di brasiliani letteralmente fuggiti dall’Italia, oltre che fuga di cervelli qui si tratta anche di fuga di cuori. Si pensi che Gustavo è un fisico che a Roma si trovava per ricerche, e nel tempo libero “forrozava”.  Francesca Maiolino (nella foto sotto mentre balla), romana, al tempo del Forró della Balbi residente a Lisbona, una volta rientrata in Italia non ha accettato di veder chiudersi la strada che questi brasiliani di qualità hanno aperto, in un periodo in cui Roma è stata proprio la fucina dei talenti verdeoro (e poi li ha cacciati per scarse opportunità, proprio come fa con i suoi figli più diretti). Era anche il periodo in cui una peruviana, Eva Balarezo, proprio a causa della dipartita di Lara e Gustavo aveva deciso di prendere in mano la situazione e chiamare, pagando personalmente gruppi dal Brasile per avere occasioni di ballo valido: e così, coadiuvata da Alessandra Pulli e in un primo momento con la collaborazione dello stesso Rioma, chiamava a suonare il Quarteto Olinda prima, Diego Oliveira poi, con due grandi feste che hanno contribuito a mantenere calda la “galera”. Il maestro Marco Aurelio Arcanjo, altro brasiliano di impatto forrozeiro, continuava (e continua) a insegnare e ballare. La Maiolino intanto si legava al progetto portoghese Forró de Lampião, quindi fondava il Forró Roma, infine dava vita al Roma Forró Festival. Avendo conosciuto il Forró dai brasiliani di Lisbona, la Maiolino a Roma ha riportato in vita ciò che stava per morire con un intervento di defibrillazione, e a sue spese. Evviva. Se il Forró è Maometto, allora è la montagna che si sposta tutta questa volta. Ed è la Maiolino a spingere.

Schermata 2015-09-25 a 19.11.24Cos’è il Forró Roma? Forró Roma nasce da un progetto che aveva il nome di Forró de Lampião, originario di Lisbona, da me duplicato a Roma. Ho iniziato dal Portogallo perché è lì che ho vissuto per due anni, per poi tornare a Roma dove, nel frattempo, il Forró aveva preso piede grazie agli sforzi di una brasiliana, Lara Balbi, che nel 2012 sarebbe rientrata a Rio de Janeiro concludendo il suo capitolo italiano, e quindi saremmo rimasti senza Forró. Per questo ho cominciato a creare un gruppo di persone appassionate, mi sono fatta preparare da insegnanti brasiliani e nel 2012 ho cominciato a dare lezioni. Due anni fa questo progetto si è trasformato in Forró Roma, con sito e logo.

Forró Roma organizza il Roma Forró Festival: quali le novità 2015? Quest’anno presentiamo la terza edizione del Roma Forró Festival, evento internazionale che ha come ospiti molti insegnanti brasiliani di Forró che chiamiamo dal Brasile e dal resto d’Europa, e i principali gruppi provenienti dal Brasile stesso. Avremo il Trio Dona Zefa, al momento considerata la band più conosciuta di Forró in Brasile, Luso Baião, Arrumadinho 7 Estrelas (sono Agnieszka Teodorowska al violoncello, Everton Coroné alla fisarmonica/sanfona, João Silva al violino/rabeca, Victor Salvatti alla chitarra, Evandro dos Reis al cavaquinho, Humberto Lima al triangolo, Luciano Alves alla zabumba). Poi c’è la nostra band italiana di Forró, al momento la più forte: i Forró Mior, i cui componenti sono italiani residenti a Firenze, e io ritengo essere i migliori che abbiamo qui, ancorché non brasiliani.

Come si struttura il Festival? Sarà un intenso lavoro di tre giorni. Durante la giornata ci saranno i workshop con i professori, la sera sono programmati gli spettacoli.

Chi sono i professori che insegneranno il Forró? Vengono da varie parti di Europa e Brasile. Sono Aio Barbosa di Belo Horizonte, Miguel Gomes di Rio de Janeiro, Douglas Gomes è un professore che vive a Londra, Vinicius Kozan che vive a Parigi, Camila Alves, Anax Caracol che anche vive a Londra, Enrique Matos che è un professore di Lisbona. Da Roma sarò io a tenere le lezioni, e ci sarà anche una insegnante da Milano, Arianna Misirocchi.

Miaiolino Forro RiomaCome saranno distinti i livelli di corso all’interno del Festival? Andranno dall’amatoriale fino al livello più professionale? Loro ovviamente sono tutti dei grandi professionisti. Durante i workshop ci saranno lezione per i vari livelli, ci saranno altre tre sale per il Forró con tre livelli, intermedio basico, intermedio avanzato ed avanzato. Ci sarà anche una sala dedicata solamente al samba, attività di ritmo e percussioni, finanche una lezione di tango, e attività correlate prima di iniziare il Forró.

E la sera invece? Ogni sera suoneranno due gruppi e vari DJ tra cui il nostro DJ Teddy. Avremo dal Brasile Ivan Dias,  il più grande dj Forró, che ha un sito, “Forró em vinil”, nel quale è possibile trovare tutto il Forró esistente sulla faccia della terra grazie alle sue ricerche. Ivan verrà con i suoi vinili e farà un DJ set tutto vecchio stampo. E ci sarà DJ Swingueiro.

Vengono tutti appositamente per il Forró Festival. Come sono finanziati questi viaggi, e pagati i loro cachet? Sponsor non ce ne sono, finanziamenti non ce ne sono, la gente paga gli ingressi al Festival e con queste entrate provo a coprire le spese, che altrimenti sono a carico mio. Io pago i biglietti aerei, pago i cachet, gli alloggi, il cibo e quant’altro.

Questa è la terza edizione. Come si è evoluto il Festival in questi tre anni, dalla prima edizione del 2013? Che tipo di affluenza c’è stata? Nella prima edizione abbiamo avuto circa 200 persone venute da tutto il mondo, ma anche tanta gente di Roma incuriosita dai balli. Nel secondo anno c’è stata un’affluenza di 250 persone. Speriamo che vada così bene anche quest’anno, e meglio, perché ci aspettiamo un gran numero di persone. Il Festival tutti gli anni si svolge a ottobre: quest’anno sarà la terza settimana (dal 16 al 18 ottobre).

La prima edizione aveva avuto un culmine al Colosseo: anche quest’anno? Al Colosseo andiamo sempre a fare la foto di gruppo, lì i musicisti si mettono a suonare e finisce che noi tutti ci mettiamo a ballare. Ma il Colosseo non è una location vera e propria, le location sono locali principalmente del quartiere di San Lorenzo, i quali vengono affittati per l’occasione. È un Festival diffuso, nel senso che si tiene in vari luoghi.

I partecipanti vengono anche da fuori? Vengono soprattutto da fuori, perché a Roma il Forró è ancora poco diffuso e quindi, in previsione, i romani che faranno tutte e tre le serate saranno una cinquantina, 70-80 invece quelli che verranno per una serata, mentre gli altri giungeranno da Russia, Germania, Francia, Portogallo, Svezia, Inghilterra, Olanda, ovviamente lo stesso Brasile. Tutti su prenotazione. Coloro che hanno già acquistato l’ingresso mi hanno consentito di comprare i biglietti aerei degli ospiti che partecipano. E agli eventi del Forró di Sexta ci saranno in palio dei biglietti.

Com’è l’ambiente romano forrozeiro e quando è iniziato il Forró della Capitale? L’ambiente romano è pigro. Il Forró l’ho iniziato tanti anni fa a Roma con Lara Balbi che insegnava, Edward Rosa che suonava, e altri musicisti, molti dei quali sono tornati in Brasile. Evandro Dos Reis è di ritorno proprio questo mese e, dopo aver suonato al nostro Forró de Sexta al Felt, lo scorso 18 settembre, al Festival parteciperà il sabato in uno spettacolo “arrumadinho”, come dicono i brasiliani, cioè di tanti musicisti insieme. Oltre a ciò, ossia oltre al Festival e alle serate particolari che organizziamo via via, noi abbiamo degli appuntamenti fissi.

Lara Balbi Rioma

Lara Balbi, fondatrice del Senti Brasil a Roma

Quali sono gli appuntamenti del vostro Forró?  Quest’anno il Forró de Terça è al Beba do Samba tutti i martedì. Le serate sono caratterizzate dal solo DJ set, la lezione di ballo è alle 20, e alle 21 inizia la serata; il corso base è iniziato la seconda settimana di settembre, c’è una quota di 10 euro a lezione, e l’entrata per la serata è gratuita. Poi c’è il Forró de Sexta, che si tiene al Felt, che è stato per tre anni un appuntamento fisso, ma adesso lo faremo ogni due settimane perché è più impegnativo giacché vi partecipano spesso band che vengono dal Brasile con musica dal vivo (oltre Evandro, il Trio Alvorada il 2 ottobre per questi giorni).

Gustavo de Barros Rioma forro

Il forrozeiro (e fisico) Gustavo de Barros

Come è iniziata questa passione e come è divenuta un impegno così sostanzioso? Il mio lavoro è un altro, faccio la fotografa, il Forró è un hobby. Ho iniziato a Lisbona 7 anni fa, dove ho lavorato per due anni, e lì ho avuto modo di conoscere l’ambiente brasiliano, che è molto vivo. Quando sono rientrata a Roma, il Forró stava morendo perché Lara Balbi si stava ritrasferendo in Brasile, Gustavo de Barros l’aveva preceduta, non c’erano più appuntamenti, non c’erano più serate, e così ho cominciato ad a insegnare fondando un primo corso all’Orbita, di Ilaria Nobili, a San Lorenzo.

E fai tutto questo da sola? Faccio tutto questo da sola sì, ma ho delle persone che mi aiutano. Ad esempio Massimo Russo ha fatto e gestisce il sito www.forroroma.it, o Lorenzo Andraghetti che mi ha aiutato a insegnare, ma tutti contribuiscono alla divulgazione anche solo con la loro presenza, diciamo che è una forma di collaborazione. Speriamo di divulgare questa danza e questa musica, più in generale questa cultura, perché il Forró non è solo una danza, non è solo un genere musicale, è una intera cultura, è una parte di storia del Brasile.

Massimo Russo

Massimo Russo, forrozeiro e sambista (suona tamborim con il gruppo Mistura Maneira)

Ci sono altri festival in Italia di Forró? No, questo è l’unico. In Italia c’è del Forró a Milano, a Firenze era stato iniziato da Rafael Sousa, brasiliano in Erasmus che ha creato un gruppo fiorentino di una ventina di forrozeiros e, andando via, di fatto me lo ha lasciato ed ora mi ritrovo ad andare a fare delle lezioni a Firenze e i ragazzi di Firenze a venire qua, in quanto al momento sono rimasti senza insegnante. Ma hanno la fortuna di avere “in casa” una band, i Forró Mior, quindi comunque riescono a ballare e ad avere eventi. A Milano c’è del movimento ed ora con Arianna Misirocchi abbiamo deciso di organizzare, per qualsiasi band che viene in Europa a suonare, delle mini tournée italiane Milano-Firenze-Roma a cominciare anche dal Trio Alvorada (Milano 27 settembre, Firenze 1° ottobre, Roma 2 ottobre). Programmando più tappe abbassiamo anche i costi.

Il Forró a Roma nell’immediato “post-Lara” è stato proseguito, a livello di eventi, da una peruviana, Eva Balarezo. Eva ha creato un bel canale che si chiama Toca Forró Roma, ha organizzato un paio di begli eventi che sono stati fondamentali per la divulgazione del Forró a Roma e per il suo riavvio. Nel 2012 aveva chiamato la grandissima band del Quartetto Olinda, e più in là Diego Oliveira, portandoli con un grosso sacrificio in quanto sono musicisti costosi. Eva, aiutata da Alessandra Pulli, è stata veramente fondamentale per questo rinizio alla grande, che da sola non avrei mai potuto fare perché eventi senza ballerini non funzionano, e corsi senza eventi non funzionano: gli alunni vogliono ovviamente avere lo stimolo e vogliono ballare, quindi mentre io avevo iniziato i corsi lei aveva portato, nell’arco di pochi mesi, dei grandi musicisti e questo ha consentito una grande divulgazione e una grande spinta per il Forró a Roma.

Eva Balarezo Rioma

Eva Balarezo, fondatrice del Toca Forró Roma

Il Forró è molto collegato alla Festa Junina. Lara Balbi fece la prima, appoggiando la onlus Radici Solidali, l’anno successivo venne organizzata la Festa Junina con Rioma. E dopo? Non ne ho mai organizzate, perché la Festa Junina richiede davvero la collaborazione di tante persone, perché ha bisogno di cibo, di bevande, di attori, di ballerini, di vestiti, di direzione artistica, cose che al momento non ci sono ancora né ci sono abbastanza persone disposte a impegnarsi tanto seriamente. Diciamo che sotto questo punto siamo ancora un po’ acerbi. Ma un giorno speriamo di avere persone a sufficienza per poterla fare.

Quali sono stati e sono i tuoi insegnanti? Prima Enrique Matos, a Lisbona, poi siamo passati al Brasile con Marquinho do Forrò, Marinho Bras, Evandro Paz, Daniel Marinho, Daiara Paraiso, tutti professori che insegnano anche uno stile molto preciso, il “pé de serra”, che si sta diffondendo anche molto in Europa. E apprendo da altri professori che spesso vengono in Europa e che vengono invitati a Roma, con cui c’è l’opportunità di avere uno scambio di idee.

Fai in particolare il “pé de serra”? Il pé di serra è un ramo del Forró universitario, ma poi esistono vari stili: esiste uno stile a Salvador, uno stile a Vitória, uno stile a Rio, uno stile a San Paolo e uno stile a Belo Horizonte. Lo stile più acrobatico è quello forse un po’ più simile alla Salsa, che però non va molto di moda in Brasile e lo ballano solo a BH, e da noi è abbastanza diffuso nel Nord Europa; però il resto dell’Europa – Londra, Parigi, Lisbona, Roma, Milano – si rifanno tutti molto di più allo stile paulista, di Salvador o di Vittoria, il famoso Forró de Itaúnas. Il pé de serra ha tanto gioco di gambe e pochi giri acrobatici, che invece appartengono più ad alcune scuole di Belo Horizonte, ma neanche tutte perché anche esse seguono il pé de serra.

Quando vai in Brasile “di dove sei”? Non posso non fare un salto a San Paolo per ballare Forró, anche perché a San Paolo ci sono tantissime band meravigliose; non posso non andare a Itaunas perché c’è il FENFIT, il Festival di Forró più grande del mondo. Itaunas è un cittadina piccolissima che si trova sul mare e da 15 anni ha questo enorme Festival, nel quale le band competono e la vincitrice comincia a girare il Brasile come band di Forró e quindi entra ufficialmente nel circolo; ma poi la sera, dopo la competizione, si esibiscono i gruppi famosi, non in gara, quindi è un Festival incredibile che racoglie migliaia e migliaia di forrozeiros, si balla dalla mattina alla mattina, tutto il giorno, tutta la notte, sulla spiaggia e per strada, ovunque si balla Forrò.

Invece qui a Roma è difficile trovare un bel Forró per far capire agli altri quanto sia bello. Il motivo per cui io porto band da fuori è proprio quello di cercare di trasmettere questa energia, come il motivo per cui io nella mia sessione di DJ set uso delle musiche antiche, magari proprio prese dai vinili. Lo faccio proprio per cercare di ricreare l’atmosfera, e la band che viene dal Brasile riesce a comunicare l’energia e quel qualcosa di esotico che magari noi da soli non riusciamo a comunicare.

Si aggiunge anche la difficoltà di “colonizzare” nuovi posti per il Forró: non tutti lo capiscono, è un genere che sembra “paesano” (e di fatto lo è, trattandosi di una cultura molto popolare), riempirli è complesso e formare coppie per il ballo lo è ancora di più, in assenza di molti forrozeiros e di livelli di compatibilità tra ballerini alle prime armi o più bravi. Certo, ma può essere anche un buon modo di divulgarlo, per questo la continuità del Beba do Samba come base, un locale rinomato che fa musica brasiliana da tanto tempo, quindi un buon ambiente per un appuntamento fisso. Il Felt ha iniziato da poco e resta nella zona di San Lorenzo. Esportare il forró in altre zone di Roma è complicato, ogni tanto anche a Castel Gandolfo facciamo del Forró perché c’è una forrozeira che ci segue e viene sempre da noi, ed organizza ogni tanto delle serate nelle quali solitamente io tengo una lezione per le persone nuove e poi si dà inizio alla serata vera e propria; l’ultima è stata a luglio, l’abbiamo fatta su una terrazza di un hotel con vista lago. Altri punti fuori Roma non ce ne sono.

Cos’è il Forró? Parte tutto dal conosciutissimo Luiz Gonzaga, ma è molto antico, Dominguinhos, Oswaldinho do Forró tra i più moderni (che ha anche suonato al festival l’anno scorso); prima e con Luiz Gonzaga, c’erano anche altri musicisti come Benício Guimarães, Giacinto De Limera, Genival Lacerda, Ary Lobo. Il Forró è molto complesso a livello ritmico e stilistico per cui all’interno del genere si distinguono vari ritmi; lo “Xote” che è la musica più lenta e delicata,  lo “Xaxado”” che è quello che viene dalla marcia dei Cangaceiros prima della guerra, il “Baião” che nasce con Luiz Gonzaga ed ha un ritmo tutto suo, quindi il Forró vero e proprio. Le altre caratteristiche del Forró sono che musicalmente l’immancabile fisarmonica (sanfona), uno strumento italiano che richiama molto la musica italiana degli anni 30 e 40, una fisarmonica anche molto poetica; la zabumba, strumento percussivo molto particolare, e il triangolo. È questa è la classica formazione del trio del Forró. Poi da lì ci può essere una chitarra, un violino (rabeca), il pandeiro, il cavaquinho, band moderne hanno anche il basso.

È nata a Lisbona, proprio la “colonizzatrice”, la tua passione per il Brasile? Sì, è partita da lì, anche perché Lisbona è una città particolare suddivisibile in tre fette: la cultura portoghese, la cultura brasiliana e la cultura africana. Sembrava di stare in Brasile, anche perché vi si stanzia la più grande comunità portoghese forrozeira. La stessa comunità brasiliana che balla Forró è a Lisbona la più grande in Europa, seguita da Parigi e Londra.

riproduzione riservata rioma brasil

 APPROFONDIMENTI RIOMA

L’INTERVISTA A LARA BALBI: IL SENTI BRASILSchermata 2015-09-25 a 18.19.14Lara Balbi è stata il Forró a Roma. Oltre a molto altro. Nata il 18 settembre del 1982 a Campos dos Goytacazes (RJ), un fratello minore e uno maggiore, studia dai Salesiani e si laurea in Giurisprudenza. «Per sempre lo sport e la danza hanno fatto parte della mia vita: cominciai a nuotare a 9 mesi per curare l’asma, a 5 anni a ballare nella scuola di Ana Claudia Bullet; a 8 a giocare ad Handball fino ai 23». Il Forró entra nella sua vita a 15 anni. «Nel 1999 conobbi Sana, regione serrana nella quale mi identificai: verde, cascate e molto Forró». Nel 2000, quando inizia il movimento di Forró a Campos, lei vi partecipa con il gruppo dei Dumeiprufim , mentre aiuta l’amico Rodrigo Mineiro nell’insegnamento del Forrò. Lara si trasferisce dalla zia a Niteroi nel 2002 per fare l’alberghiero della MSC Crucieri ed entra nel circuito di Forró di Rio. Nel 2003 torna a Campos e conosce Marlon Guido, con cui convive per 6 anni; nel 2004 fondano il Projeto Circuito Forró, attraverso cui passano i più grandi nomi del Forrò nel Taco’s Beer: Mestre Zinho, Os 3 doNordeste, Trio Potigua, Trio Arvoredo, Quarteto 3 por 4, Luar de Guara, Trio ClasseA, Forró Malino, Trio Araça, Dumeiprufim, Forró de 3, Trio K-Fundo, Trio Jatoba e molti altri. Lavora per la Caixa Economica Federale per la Defensoria Publica do Estado do Rio de Janeiro, quindi, dopo la laurea in Legge, nello studio dell’avvocato Sebastião Junca; nel 2007 «le cose non le sentivo addosso.Tornai a Niteroi, ma quel trasloco allora non era più sufficiente. E andai in Italia».

Perché l’Italia? «In Brasile a casa ho sempre respirato aria italiana, da parte di mia madre di mio padre. Porto sulle spalle tanti cognomi italiani, dal Nord al Sud: i lombardi Bianchi e Carra, i veneti Nani, poi Iannuzzi, Guzzo, Marotta e finalmente Balbi, dalla Campania. Sono rimasta colpita dalla ricerca che mio padre ha fatto sulle nostre radici, ho condiviso la sua passione e la fatica del ricercatore, quella che lo impegnava sulla tradizione orale più che sulle carte di documenti smarriti tra i nostri antenati. Per caso lui e mia madre sono iscritti all’anagrafe di due paesi vicini, in provincia di Salerno: San Giovanni a Piro e Roccagloriosa.  Anche mia nonna materna faceva Balbi di cognome proprio come mio padre, ma mia madre non lo sapeva. Una vera storia d’amore!». Il legame della famiglia Balbi con Roma risale ad un’era avanti Cristo, ed è oggi rappresentato dalla scoperta della Cripta Balbi, in via delle Botteghe Oscure. «Per questo sono un’anima divisa tra due erre: Roma-Rio. Divisa tra la natura, la musica, il popolo di Rio e la storia, la bellezza, la cultura e la gente di Roma. Un’italo-brasiliana doc».

Giunta a Roma il 18 marzo 2008 senza parlare italiano, Lara fa la ragazza alla pari e si prende cura di Francesco, di 3 anni. I contatti con i brasiliani iniziano a novembre del 2008, lavorando in un locale brasiliano di Trastevere finché non conosce Gustavo de Barros, Juracy Rangel Lemos, Aurelio Montes Nogueira e la Fonderia, dove si tengono i giovedì di Samba, Il movimento di Forrò nasce con Gustavo, che invita Evandro Dos Reis, Ronald FallerNey Soares e crea un trio di Forrò. «Nell’agosto 2010 Gustavo mi incentivò molto a continuare, e fu allora che nacque il Senti Brasil: prima con la roda de Choro, poi il Forrò».

Perché Senti Brasil? «Pensai al verbo sentire, che in portoghese fa riferimento al sentimento, in italiano anche all’ascolto». Diviene appuntamento fisso con il trio Reis do Cangaço. «Ad ottobre 2010 cominciai ad insegnare Forró nella scuola San Lò sostituendo Gustavo, rientrato in Brasile; a marzo 2011 ho fatto il Carnevale e a giugno ho realizzato la Festa Junina Roma vai a Roça. Ho iniziato a portare nuovi gruppi di Forró a Roma, a partire dai Raiz do Sana con l’appoggio del Ministerio da Cultura brasileira; poi ho conosciuto Rogerinho do Acordeon ed Enrique Matos».

Perché, dopo tanti sforzi, andar via da Roma? «Non c’è un perché. Esattamente come quando, nel 2007, non mi sentivo più appagata in Brasile, così: ho bisogno di cambiare. Il Senti Brasil continuerà. Conto sull’appoggio di Romina Ciuffa e del circuito RIOMA. Così manterremo accesa questa fiamma. Per 2 anni ho lavorato al massimo per trasmettere tutto il Forró che ho dentro. E ringrazio voi».

APPROFONDIMENTI tratti da RIOMA n. 3 e RIOMA n. 6

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Il mestre Marco Aurelio Arcanjo forrozando con Lara Balbi al Top5, Testaccio

Il mestre Marco Aurelio Arcanjo forrozando con Lara Balbi al Top5, Testaccio

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