VIA MARGUTTA, GRETA PANETTIERI È UNA MINA JAZZ

  • Rioma
  • 10/09/2014

Recensione  GRETA PANETTIERI, 5 settembre 2014, Roma Summer Jazz Festival – testi di Romina Ciuffa, foto di Giosetta Ciuffa >

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Greta Panettieri è perfetta per questa data. Cortile di Via Margutta, una delle più belle vie romane, sita proprio alle spalle di Piazza di Spagna che, nascostamente, conduce a Villa Medici (ma nessuno lo sa), un Roma Summer Jazz Festival di nuova creazione, sudato da chi ha deciso di contrastare la dinamica estiva che ha voluto escludere il Jazz dalla programmazione capitolina di intesa comunale, e un’ambientazione da bianco e nero com’era quella di “Vacanze romane”, film diretto da William Wyler (1953), girato proprio i  proprio in questi luoghi, che raccontava la storia di una Cerentola al contrario, la principessa Anna (Audrey Hepburn) che, in compagnia di un giornalista pronto a uno scoop di cui non conosce la professione (Gregory Peck), si concede una fuga romana.

Da Audrey Hepburn a Greta Panettieri il passo è breve: ieri la prima, oggi la seconda, tra le due pochissima differenza, soprattutto in quella classe che le rende simili e che dà alla Panettieri il fascino, a tutti gli effetti, di una principessa, l’eleganza, la classe, più unica che rara. Canta Mina e presenta il suo nuovo album “Non gioco più”, già sdoganato a Roma lo scorso 29 luglio (https://www.riomabrasil.com/brava-mina-e-brava-greta-panettieri/), ed oggi è un repetita juvant in stile differente che serve ad un pubblico differente – quello del jazz raccolto intorno al Festival – ad apprezzare le doti canore di questa diva in rosso conosciuta per la sua coerente poliedricità (dal violino al canto, dal pop al jazz all’approdo brasiliano) e l’impeccabile tecnica vocale.

Chiude qui – con la partecipazione di Alfonso Deidda al sassofono e flauto, Andrea Sammartino al piano, Francesco Puglisi al basso e Armando Sciommeri alla batteria – il tour italiano “Non gioco più” prima della sua continuazione in Brasile, dove la cantante umbro-romana renderà omaggio a Mina e porterà i migliori brani della grande tigre cremonese all’attenzione dei brasiliani, che così conosceranno la nostra Ellis Regina, il nostro bianco e nero, la nostra cantautorialità più preziosa, che vide Mina al centro dello slancio della canzone italiana d’autore e gettò in ginocchio intere generazioni di ascoltatori.

Senza prestarsi a intenti emulatori o imitatori, Greta Panettieri reinterpreta in chiave propria (ossia jazz) i più grandi successi di Mina. Questo è un disco che lascia convivere le suggestioni di due mondi quasi paralleli: quello del jazz, con le improvvisazioni associate ad atmosfere notturne e fumose, e le canzoni Italiane d’autore degli anni Sessanta e Settanta, che hanno anche attinto alle sonorità d’oltreoceano e che ci portano indietro in un tempo in cui lo spettacolo televisivo proponeva, senza competitori, generi musicali e modelli sociali. Alcune di quelle canzoni che sono rimaste impresse nei cuori e nelle memorie di milioni di italiani, scritte da compositori tra i quali Ennio Morricone, Bruno Canfora e Gianni Ferrio, per grandi voci come quella di Mina, sono presenti in questo lavoro che la Panettieri ha realizzato con suoi grandi amici e collaboratori quali Andrea Sammartino, Armando Sciommeri, Giuseppe Bassi e con tre ospiti d’eccezione: Alfonso Deidda, Gaetano Partipilo e Fabrizio Bosso.

Un disco che nasce dal live e che live trova la propria cifra. Registrato alla vecchia maniera, tutti insieme, per riuscire a rendere palpabile quella inafferrabile magia della musica suonata dal vivo. “Volevo un disco che mi assomigliasse–ha affermato Greta–. Ho vissuto diversi anni all’estero, adoro il jazz e mi piace improvvisare in modo non convenzionale, non sono una scat singer, ma so anche che la melodia, le parole sono il cuore di un brano, sia che si tratti di uno standard che di una canzone popolare. E riuscire a combinare le due cose permette di raggiungere il massimo dell’espressività”.

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